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Ghislieri

Il silenzio è d’oro, la parola d’argento. O, nel caso dei Ghislieri, acciaio temprato. Poco si sa di questi malinconici e austeri Cacciatori; molte delle cappelle che costellano
Torino recano targhe che celebrano le donazioni di alcuni dei loro: Berupe, Carbonero, Corleone, Della Chiesa,

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Dalla Chiusa, Della Rovere, Falkman, Grimaldi, Montano, Von Cantalupi sono nomi incisi nel marmo degli altari e nel bronzo degli incensieri.

Poco inclini a farsi trascinare dalla politica, amanti della solitudine e della riflessione, si dimostrano spesso Cacciatori dalle doti inaspettate e dall’animo fiero e incorruttibile. Sovente derisi per questa sorta di esilio autoimposto, difficili da essere amati, hanno saputo essere temuti: molte squadre sono state zittite da uno di questi Cacciatori, come molte pubbliche adunanze hanno tremato le rare volte che il loro Capofamiglia, Federico Ghislieri , il Cacciatore Evanescente, ha preso parola.
Persone così riservate non è raro che nascondano alle intemperie del mondo animi sensibili e delicati, spiriti timidi in balìa degli eventi, bisognosi di quel conforto e di quella solidità che l’appartenenza sa dare. Appartenenza a una Famiglia, un credo, uno scopo. Una Fede pura e immacolata li caratterizza, un dolce abbandono verso le promesse del divino, che li ha resi nel tempo il primo e più brutale baluardo del Dogma in città, devoti servitori del Vescovo e dell’Innominato.
Una leggenda vuole che nella sede che li ospita, Palazzo Faletti di Barolo , sia conservato un prezioso volume di poesie proveniente dalle terre di Levante, là ove si narra ebbe origine la Famiglia. In quelle pergamene miniate s’alternano canti d’amore e di morte, d’onore e obbedienza, sullo sfondo di cocenti distese di sabbia infinite, aride e severe. Deserti inospitali che, una volta ogni cento anni, vengono bagnati dalle pioggie e lasciano fiorire i semi celati tra le loro dune. Una metafora che forse rappresenta ciò che accade a chi sa andare oltre la malinconia, l’austerità e la solitudine di un Ghislieri: il loro sorriso e la loro amicizia, rari e inestimabili come un fiore nel deserto.

© 2020 by Codex Venator Torino. Codex Venator è una campagna condivisa per Dungeons & Dragons 5° Edizione, creata da Andrea Lucca, Alex Melluso ed Enrico Romeo. L’ambientazione tratta temi quali razzismo; misoginia; violenza esplicita; estremismo religioso; esperimenti su creature viventi; abuso di potere; limitazioni alla libertà personale e occultismo. Non si tratta di un’ambientazione dalle tematiche leggere e, per questo motivo, è bene che la lettura sia riservata ad un pubblico adulto. In nessun caso gli autori di questi racconti, delle avventure di Codex Venator o di altro materiale da esso derivato intendono appoggiare o giustificare comportamenti illegali e lesivi della dignità delle persone.

Attenzione: i seguenti racconti contengono spoiler sulle sessioni di Codex Venator Torino e Codex Venator Milano

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